giovedì 24 aprile 2014

IL TESORO DI SANT'IPPAZIO

Buongiorno cari lettori,
vi segnaliamo una recensione pubblicata su LiberArti.
Il tesoro di Sant'Ippazio di Alberto Colangiulo è un affascinante giallo!


Sant'Ippazio, il santo protettore degli attributi maschili

Nella notte attesa tutto l'anno, nella notte in cui sacro e profano, credenze e preghiere si mescolano in un perfetto mix di tensione emotiva, tutto si ferma e si rompe perché è successo qualcosa di terribile.
Siamo nei primi anni '80, in un borgo del sud, nel basso Salento, lì dove finisce l'Italia. È la notte dell'Assunta, quella fra il 14 e il 15 agosto, quando il paese aspetta l'uscita della Santa Agata Vergine e Martire per un pellegrinaggio che durerà una notte intera. Ma nell'altra chiesa del paese, quella che per tradizione dovrebbe essere chiusa in quei giorni, viene ritrovato in fin di vita Don Gino, il parroco del paese. È la chiesa di Sant'Ippazio, protettore degli attributi maschili, ma è anche la chiesa “che bacia dal lato lungo” la casa della Maria, la donna più sola, più bella e più chiacchierata del paese, quella donna che Fischio e Vasco, nel vortice della loro primavera dei sensi, proprio quella sera decidono di andare a spiare.

Parte da qui il romanzo che Alberto Colangiulo conduce abilmente su due livelli di lettura, da un lato il romanzo di formazione, con Fischio in preda ai suoi ormoni, alle prese con i primi problemi d'amicizia con Vasco e col rapporto teso con il padre; dall'altro, il romanzo a tinte noir che vedrà il maresciallo Gerardi, da poco giunto nel posto, imbattersi in una comunità ansiosa di sapere quello che è accaduto ma allo stesso tempo “gelosa” di un tesoro che non ha mai visto.

I conflitti di coscienza di Fischio e il conflitto sociale di Gerardi

Fischio cercherà nel suo primo rasoio un modo per sentirsi grande, Gerardi troverà in Verzin e Nardi due appuntati che, rotta la diffidenza iniziale, lo aiuteranno ad entrare nelle pieghe e nei sussurri della comunità. L'autore riesce ad entrare nell'animo di questi personaggi e ce li consegna persone, facendoceli conoscere attraverso i loro vizi e le loro virtù, la loro gestualità ed umanità. Ce li fa sentire veri con le loro voci, con le loro sigarette, e con il caldo che soffrono. Perché in tutto il romanzo si respira uno scirocco tremendo che tutto appiccica e tutto invade, che tutto rende lento e faticoso.

Il felice esordio di Alberto Colangiulo si snoda intorno a poche ma conturbanti donne e si declina su un vasto repertorio maschile che, sotto l'influenza di un Santo protettore della virilità, mette in mostra la propria fragilità ma anche la volontà di determinare e salvare la propria paternità.

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