lunedì 7 aprile 2014

Dal diario di Frank Iodice: 21 e 22 marzo 2014

Oggi, cari lettori, vi regaliamo due note di viaggio...


22 marzo – Gauchos e feste popolari

Prima di continuare con queste note di viaggio, e sempre senza dimenticare che siamo qui per scrivere un saggio sulla felicità, dobbiamo rubare un paio di righe dalla vostra attenzione per ringraziare la redazione Lupo, la quale, come è noto a molti soprattutto nella nostra Italia del sud, ma anche nel resto del mondo, si dedica con passione, e oserei dire, con l'anima e con il corpo, alla difficile missione di una casa editrice vera, vale a dire, una che divulga cultura e che apprezza il bello in tutte le sue forme, e, non dimentichiamolo, che mi ha dato la possibilità di fare quello che sto facendo.
Dopo questo doveroso ringraziamento, possiamo parlare della donna più bella del mondo, la contessa Laetitia D'Arenberg: facciamo finta per un momento che non esista internet e che per sapere di chi si tratta siate costretti a leggere quanto segue, ad ascoltare qualcuno che ve lo racconta e rendiamo giustizia, giacché siamo in tema di riconoscimenti, all'antica arte di raccontare e a quella ben più complicata di saper ascoltare come si faceva una volta quando c'erano più camini e meno telefonini. Ammettiamo anche che ascoltare è più bello di raccontare perché mentre pensiamo a quali parole scegliere ci perdiamo il meglio della nostra storia, ma per ogni cosa purtroppo ci sono tanti lati positivi quanti negativi, ecco un'altra legge inoppugnabile della nostra piccola vita, piccola, badate bene, solo se la mettiamo al confronto con l'eternità che la precede, ma immensa mentre la viviamo, o la descriviamo.
Oggi nel centro di Montevideo sono arrivati i Gauchos, si
I Gauchos
tratterebbe degli abitanti originari di queste terre, oggi scomparsi nei limiti dell'urbanizzazione ma ancora presenti appena si esce dalla città, tanto che c'è chi dice che il vero Uruguay è fatto di pascoli e gauchos, cavalli, odore di letame che normalmente ci farebbe pensare ai gabinetti o a cose delle quali è meglio non parlare poiché a quanto pare questi report si leggono anche a ora di pranzo. Plaza Independencia e Avenida 18 de Julio comunque erano piene di carri e cavalli, con le bardature tipiche, dalle facce dei cavalieri si poteva intuire che si trattava di gente di campo, dura, ruvida, con il coltello infilato nella cintura, noialtri ci sentivamo inutili con le nostre penne a scatto e i nostri giornali in mano, c'erano i fotografi di un paio di emittenti locali, una banda pronta per suonare le marce tipiche, le stesse che cantano i cosiddetti payadores, oggi quasi scomparsi, improvvisatori di tango e di amore.
Da una delle carrozze, la contessa D'Arenberg, ricca ereditiera
di origini belghe trapiantata in Uruguay da tanti anni e proprietaria di metà del Paese, e questa volta ci piace scrivere Paese con la p maiuscola proprio per rendere omaggio alla grandezza di questa terra, ci saluta e ci parla in francese, la qual cosa, risveglia nel ventre di chi scrive una certa galanteria placata dalla lontananza dalla propria compagna ma sempre
Contessa D'Arenberg
piacevole quando si tratta di apprezzare l'eleganza di una bella signora e ravvivare il suo sorriso come quando si getta acqua pulita su un fiore di geranio. Anche questa è una forma di felicità, bisogna pur ammettere che essere fedeli non ci obbliga a negare un sorriso o un complimento a una persona di una certa età, che, per ragioni diffuse tra gli uomini pigri, non ne riceverebbe alcuno.
Quindi ecco un consiglio che daremmo a chi vuole diffondere felicità o mettersi a dieta: regalate il cioccolatino che vi servono con il caffè, diffondete la felicità sulle labbra, annaffiando i sorrisi delle signore come se fossero gerani prima secchi e poi ravvivati e rossi, non sarà un caso che l'amore sia rappresentato nei disegni dei bambini con il colore rosso!
La manifestazione, per tornare ai gauchos, era organizzata dalla Sociedad Criolla, fondata nel maggio 1894 per preservare la tradizione e rivalorizzare la figura del
Banda Criolla
Gaucho, quello che in America del nord chiamano cowboy e che tutti conosciamo grazie ai film western americani, i quali, tanto per divagare ancora, non sarebbero stati gli stessi senza il genio di Sergio Leone e le musiche di Ennio Morricone.


In quanto alle fotografie in allegato, noterete che purtroppo non rendono molto bene l'odore forte dei campi e della vita reale che i gauchos si portavano addosso, un po' perché molti di noi, meno fortunati, non lo hanno mai sentito e non saprebbero di cosa stiamo parlando e un po' perché, come sempre, mentre si racconta qualcosa si rischia di commettere l'errore più comune in questi casi: dimenticarsene.





Gauchos
Murales Calle Sarandi







Las murgas





21 marzo – Oggi incomincia l'autunno

Il Barrio Palermo è uno dei quartieri più vecchi e caratteristici di questa città, uno di quelli in cui la parrilla costa la metà e la gente beve mate davanti alla porta di casa, con le mani appoggiate agli schienali delle sedie di legno scricchiolanti. Di notte è diverso, di notte girano brutte facce che scontano il peccato della miseria e non possono convincerti della loro innocenza se non vinci quella naturale e istintiva paura di ciò che non conosci e ti avvicini per capire cosa diavolo cerchino di afferrare sul fondo di quel bidone. I chioschi che di giorno vendono le caramelle e i biglietti della lotteria, a una certa ora spacciano alcolici economici per i mendicanti, sempre numerosi nelle grandi città, inutile la loro povertà, che potrebbe non esistere. Ma è inutile anche parlare di ciò che non ci compete quando stiamo solo scrivendo una banale nota di viaggio.

Il mio programma quotidiano comunque è molto rigido, lo stesso che seguo a casa, dieci, quindici ore, divise in tre bar-ufficio più o meno, con la differenza che qui ci sono le palme e ho molta più scelta per i bar-ufficio, ad esempio oggi ho lavorato nella biblioteca, che non è come me l'ero immaginata: all'interno si tengono lezioni di pittura e di musica, c'è un patio luminoso e, dall'altra parte del patio, un piccolo bar per gli studenti. Tu sei uno studente? mi ha chiesto il padrone del bar. Certo, non si vede? Mi sembri un po' fuori corso, ha risposto il padrone del bar. Sono stato rimandato quindici volte, ma perché me lo chiedi? Perché questo è un bar per gli studenti, tu non sei uno studente? Siamo andati avanti dieci minuti, poi si è convinto e mi ha lasciato occupare il tavolino vicino alla finestra, che era un banco di scuola, un vero banco di una vera scuola! e io sono ritornato bambino per qualche ora.

Ora vi scrivo per rassicurarvi, giacché qualcuno mi aveva dato una settimana di vita, terrorizzato, non portare la macchina fotografica, non portare gli occhiali nuovi, ma non ci vedo senza! non portare il telefonino, è un telefonino da 19 euro, non me lo ruberà nessuno! non fa niente, non portare nulla con te, neanche questa! questa è la mia borsa da lavoro, ci tengo tutti i miei appunti, le penne, qualche libro, non me ne separo mai, d'accordo, portati la tua bella borsa di pelle e fattela rubare! lo sai che in America rubano le borse ai turisti, questa mi sembra la canzone sui coccodrilli, ecco, e un'altra serie di raccomandazioni di questo genere, che, comunque, impartite da chi ti vuole bene, come tuo fratello o la tua compagna di vita, hanno un suono dolce quando ti ritornano in mente.

Vi scrivo velocemente, quindi, perché voglio ritornare al terzo bar-ufficio e proseguire con la versione in spagnolo del nostro saggio sulla felicità, il libro più strano che abbia mai scritto, soprattutto perché non lo sto scrivendo da solo ma con una schiera di persone che mi sono vicine e che credono in questa missione. Quando ho telefonato a Cosimo Lupo per dirgli che sarei partito alla ricerca della felicità, e lui mi ha risposto che insieme a me sarebbe partito un paese intero, il paese della filosofia, ho capito che la mia idea non era poi tanto matta e che la felicità era ancora una bella malattia contagiosa...
Riflettendoci bene, da un punto di vista burocratico, dopo aver ottenuto il permesso degli uffici competenti, avrei potuto comprare un biglietto e tornarmene a Nizza dalla mia Anisetta! Ma ho deciso di restare per osservare la città e le persone che incontro ogni giorno, e scrivere qualcosa che abbia un senso. La seconda ragione per cui sono rimasto è perché, appena completo la versione in spagnolo, incontrerò il Presidente di persona per parlarne finalmente con lui.

Oggi fa freddo, è incominciato l'autunno, gli allarmi delle automobili in fila lungo i marciapiedi dissestati sembrano impazziti per la pioggia e il vento forti, suonano a tutte le ore ma nessuno ci fa caso, dunque, a cosa servono infine questi allarmi?



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