Cari lettori,
oggi vi proponiamo tre piccole note di viaggio, che Frank ci ha inviato dall'Uruguay...
9 aprile – Incontro con la Florida State University
Ieri ho avuto la possibilità di parlare via Skype con un gruppo di studenti presso l'Università di Stato della Florida, i quali hanno adottato “Anne et Anne” (un mio romanzo pubblicato a puntate su Nuova Antologia), insieme ad altri libri di autori e autrici più noti, per un Syllabus letterario. Ma non è di questo che volevo parlarvi, bensì del secondo argomento di cui abbiamo discusso: la ricerca della felicità.
Bisogna innanzitutto riconoscere che si trattava di persone molto preparate, che mi hanno posto domande molto intelligenti, molto azzeccate, riguardo alla psicologia dei miei personaggi, al mio rapporto con loro, con i personaggi, al dualismo follia - pazzia e alla mancanza di figure importanti nella mia vita che ha inciso sulla mia prosa e su questa continua ricerca di insegnamenti per i più giovani, come quelli che io da solo mi sono dovuto cercare rifugiandomi nel mio mondo letterario, nei libri, che mi hanno letteralmente salvato la vita.
Vi racconto questo perché ha a che fare con il saggio sulla felicità e con coloro cui è dedicato, e che io e la Sindaco Ada Fiore chiamiamo giovani pensatori.
Ho parlato della teoria sulla libertà e sulla felicità, quella che il Presidente José Mujica ha ripreso da Seneca e da altri antichi pensatori. E abbiamo anche parlato di veri autori e autrici e dei veri editori, ringraziando il cielo perché, come nel nostro caso, ne esistono ancora.
Non ho ancora incontrato il Presidente di persona, ma ci sto lavorando, ho detto loro, benché accetti anche l'ipotesi di non riuscirci e di ritornare in Europa solo con questi schifosi documenti che non hanno né occhi né mani. Ma un uomo è un uomo anche quando ammette i suoi limiti, mi ripeto, e se andrà così, tornerò ugualmente felice. Per il momento, comunque, continuiamo a crederci e a insistere con i contatti che ho costruito finora, in attesa che diano i loro frutti...
Scrivo queste note, quasi dimenticavo di dirlo, anche per ringraziare gli studenti della Florida State e la loro dolce insegnante Irene Zanini Cordi, per il nostro incontro di ieri, con la speranza che abbia arricchito loro come ha arricchito me. Negli ultimi tempi sto diventando molto ricco, anche se non ho mai una lira in tasca.
A
breve dovremmo ricevere una versione scritta - che fa sempre comodo -
di quanto mi hanno detto al Ministero e in Presidenza, la sta
preparando la mia zia preferita, Adriana-Maria, con la collaborazione
dell'intero ufficio incartamenti, un'équipe di giovani donne
appassionate di felicità, le quali, a differenza delle impiegate
frustrate cui siamo abituati noialtri quando entriamo in un ufficio
pubblico, se la spassano per tutto il giorno e lavorano sodo senza
mai dimenticare a casa il thermos per il mate e il loro sorriso
strafottente. Perché, se mi consentite un francesismo, la
strafottenza in alcuni casi fa bene alla salute, in ufficio
per esempio, quando il capo vi dice di rigare dritte e di sbrigarvi e
che non vi pagherà un centesimo di più anche se vi hanno aumentato
l'affitto e le rate della macchina e l'iscrizione dell'asilo e, e,
e... Ma, sapete, a volte si può vivere bene anche in un bilocale
modesto e poco ammobiliato, senza televisione via cavo, anzi, senza
nessun televisore, e pure senza automobile... Le impiegate
dell'ufficio incartamenti lo sanno bene e se la spassano da morire.
La
cultura di un posto, comunque, ti entra dentro lentamente, la
assimili e la rielabori quando riparti, e più a lungo vivi in una
città, deduciamo, più a fondo la comprenderai. La rielaborazione fa
parte del mio lavoro. Il pittore crea osservando, lo scrittore
ricordando.
Mentre
aspettiamo la dichiarazione di interesse, le persone che qui stanno
vivendo la nostra ricerca della felicità e si stanno appassionando
alle vicende e agli imprevisti che un giorno racconteremo più
approfonditamente, iniziano a sentire che il mio è solo un periodo
di passaggio e non rimarrò a lungo a Montevideo, la mia felicità,
l'ho detto fin dal primo giorno, è a undicimila chilometri da qui,
in un letto che mi manca da morire, se consideriamo soprattutto che
in quel letto c'è la mia Anisetta che mi aspetta dormendo con
l'abat-jour acceso.
Devo
ammettere, giacché sto parlando dei fatti miei senza alcuna certezza
che possano interessare a qualcuno, che scrivere di se stessi è una
delle cose più seccanti che esistano, non bisognerebbe mai parlare
di se stessi, nella stessa misura in cui non bisognerebbe mai parlare
male degli altri, ecco le due regole che osservo sempre quando scrivo
una storia, ma questa, come vi ho detto più volte, non è una
storia, è solo una nota di viaggio che servirà a ridere insieme a voi quando tornerò in Europa e parleremo finalmente della felicità.
storia, è solo una nota di viaggio che servirà a ridere insieme a voi quando tornerò in Europa e parleremo finalmente della felicità.
5 aprile – Crack!
Stasera mi è successa una cosa strana che non posso evitare di raccontarvi, benché mi piacerebbe parlarvi di felicità e rivelarvi qualche dettaglio in più del testo che sto preparando in spagnolo e in italiano ispirato alla filosofia di vita del Presidente José Mujica, nonché alle interviste che sto realizzando in strada per conoscere il punto di vista della gente, che è quello che realmente mi interessa.
Stasera sono andato a bere una birra con Henry, non c'erano molti bar aperti, ne abbiamo trovato uno sulla pedonale, Sarandí, era vuoto ma almeno era aperto, e le cameriere ridevano come matte. Dalla birra alla rosticceria dove ci siamo fermati per comprare mezzo pollo e due salsicce non è successo nulla, siamo usciti parlando dei disperati con cui giochiamo a softball, e della televisione uruguayana, la TNU, che mercoledì mattina ha addirittura realizzato un servizio in diretta sul nostro gruppo di disperati fuori forma, tutti eccitati perché c'erano le telecamere, e ci siamo avviati verso casa, all'angolo tra Canelones e Convención.
Gran parte dei palazzi è su due piani, vecchie case coloniali che una volta avevano il negozio al piano terra e le stanze private al primo, oggi in uno stato di trascuratezza che metterebbe in crisi molti europei, soprattutto quelli che vanno in giro con grossi trolley di marca e tablet comprati per seguire la moda. Tu non hai un telefonino come questo?, mi ha chiesto Henry. Ho un vecchio modello che uso soltanto per fare e ricevere telefonate. Non ti piace la tecnologia? Per nulla, mi deconcentra, è fatta di numeri, quando vedo questi aggeggi, non so perché, io vedo soltanto numeri e i numeri mi terrorizzano!
Arrivati all'angolo, mentre ci accingiamo a attraversare, vediamo una macchina della polizia con le sirene accese e sei persone in fila, con le mani appoggiate al muro, proprio davanti al nostro portone, che, per fortuna, avevamo chiuso a chiave, cosa che non facciamo sempre perché, a dire del proprietario, con il quale dovrò fare quattro chiacchiere domani mattina, questa era una zona tranquilla. Due poliziotti li perquisivano e li mettevano uno per volta nella macchina per portarli via. Un'altra volante è arrivata dalla quadra parallela a tutta velocità e si è fermata davanti a noi. Conoscete quella gente? Non lo so, sono un turista con un pollo in mano, ti pare che possa frequentare degli spacciatori? Stavate per entrare in quel portone e vi siete fermati quando ci avete visti. Avevamo paura, ma che succede? Sono spacciatori, stavano fumando crack! Il poliziotto nella seconda automobile raggiunge i suoi colleghi per concludere l'operazione alla quale abbiamo assistito in diretta, ne hanno portati via quattro, non si reggevano in piedi e ridevano perché forse non si rendevano conto di cosa stesse accadendo. Meglio della televisione americana, benché non abbia il televisore da almeno dieci anni, stasera ho visto un bel film d'azione che si potrebbe intitolare Crack, se non ce ne fossero almeno altri tre intitolati così. La puzza di quella roba, comunque, è orribile e ti si appiccica addosso come le risate forti di qualcuno che odi. Una delle vittime della retata, un ragazzo magrissimo appoggiato al nostro portone per riprendersi dalle botte, ci ha chiesto scusa e si è spostato per farci passare, non c'è problema, fai con comodo, gli abbiamo detto, non è che potevamo dirgli altro.
Avevo voglia di raccontarvi qualcosa sugli usi e i costumi locali, forse era meglio mantenersi su tematiche più sobrie, ma qui, di tematiche sobrie, non mi pare che ce ne siano tante. Questa è una città fatta di eccessi, forse in periferia è diverso, fuori da Montevideo ci sono soltanto campi, e nei campi la vita è certamente più tranquilla, ma la vita tranquilla può aspettare, adesso vado giù a vedere che succede, stanno sbattendo qualcosa contro la porta, deve trattarsi di quei due che sono rimasti qui sotto...
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