sabato 12 aprile 2014

Dal diario di Frank Iodice: 27 marzo 2014

Il 27 marzo, Frank ci descrive la Bella Italia!


27 marzo – Bella Italia




Bella Italia non è un complimento al nostro Paese d'origine, né il titolo di una canzone d'amore, ma il nome di uno dei quartieri più popolari di Montevideo, nella zona nord, una strada che dal Camino de Maldonado si infila tra le case basse di lamiere e le montagne di immondizia coperte di terra. Da lontano, le montagne dell'immondizia sembrano colline verdi fiorite, ma sotto ci sono tonnellate di rifiuti.
Ci inoltriamo lungo il marciapiede distrutto, costeggiamo le fabbriche, tra le poche di cui si vanta la città, una produce pane e biscotti, un'altra prodotti farmaceutici distribuiti in tutto il paese. L'odore del pane si mischia con quello delle medicine e mentre lo respiriamo ci fa anche bene al raffreddore, sembra che in questo barrio gli odori li decidiamo noi, tutto dipende da quello che abbiamo nella testa.
Le case sono per la maggior parte costruite da piccole imprese, il costo medio per un fabbricato in cui vivono un paio di famiglie è di circa cinque o seimila dollari. Per quanto riguarda le porte e le finestre, ci si arrangia da soli, è questo lo spirito degli uruguayani: so fare tutto da me, más o menos.

Dietro a una rete utilizzata per chiudere il proprio giardino, c'è una famiglia che gioca sul prato giallo bruciato dal sole, due cagnetti provano a fare l'amore, ma, come accade sempre, le loro taglie sono troppo diverse, i bambini rotolano nella terra assieme ai cani. Non si tratta di povertà, non mi sentirei di dire che questo lato della città è povero, se pensiamo a cosa significa per un europeo essere poveri. Anzi, se riflettiamo sulla futilità di tante cose delle quali ci circondiamo nelle nostre belle case al quarto piano di palazzi di cemento, forse, i veri poveri siamo proprio noi! Perché, dopotutto, in un giardino creato con una rete metallica e quattro sedie di plastica c'è una famiglia intera, mamma, papà, due bambini, una nonna, che si rincorre e ride allegramente, mentre a Nizza i miei vicini non fanno altro che urlare e sgridare i figli quando si avvicinano troppo alla finestra. Forse la povertà non si misura con il numero di polpette nei nostri piatti ma con il numero di volte in cui ridiamo ogni giorno con i nostri bambini.

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