giovedì 12 dicembre 2013

Vita da editor: Donatella Neri si racconta



Da molti anni sei editor Lupo Editore: descrivici il tuo ruolo.
Nella ormai datata collaborazione con l’editrice Lupo sono sempre stata una figura polivalente: in primis lettore delle proposte letterarie in arrivo con il compito di valutarne la validità, poi di effettuare eventuali interventi di editing e di curare la stesura della bandella, la scelta della quarta di copertina e la compilazione di una scheda libraria, se necessario. Oggi la casa editrice è in piena ascesa e la sua produzione è molto più ricca e articolata rispetto agli esordi; i lettori/valutatori sono diventati numerosi e alcuni di loro dimostrano passione e la sensibilità particolare che li renderà i futuri editor della Lupo, se lo vorranno. Al momento, quindi, oltre a svolgere le precedenti mansioni, magari dedicandomi ai casi più “critici” o al lavoro di autori che richiedono direttamente la mia consulenza, mi capita anche di fare da spalla a queste giovani leve o (come è avvenuto nel 2012), di offrire un servizio formativo.

Molto spesso l'editor viene confuso con il correttore di bozze. In cosa differiscono queste due figure?
Per un certo tempo ho svolto il lavoro di correttore di bozze, in gioventù, e credo che mi sia stato utile per capire quanto “occhio”, attenzione e pignoleria siano necessari per fare del libro stampato un buon prodotto. Si tratta di un’attività prettamente tecnica, ma di grande importanza: il correttore va a caccia di refusi, di spazi non rispettati, di maiuscole e minuscole al posto sbagliato ecc., perciò si occupa di aspetti formali che potremmo definire di superficie. Per non farsi sfuggire questi particolari deve leggere il testo sganciandosi dal suo significato, isolando la sua attenzione su micro-segmenti. L’editor, al contrario, ha un contatto più approfondito con la scrittura, deve ragionarci sopra, cogliere la sinergia tra senso e suono, considerare il ritmo narrativo e attivare in se stesso una serie di “corde” che devono entrare in risonanza con un’ampia gamma di aspetti.

Qual è stato il percorso che ti ha portato a diventare editor?
Come spesso accade, è stato il caso a guidarmi. Ero approdata alla Lupo come autore quando la convinzione delle potenzialità del progetto di Cosimo mi ha indotta a mettere a disposizione la mia esperienza. In realtà non avevo fatto nessuna “scuola” specifica, ma avevo alle spalle decenni di letture di ogni tipo e stile, collaborazioni a testi di generi diversi e, non ultima, una lunga carriera di insegnante nelle scuole superiori dove avevo tenuto spesso laboratori di scrittura creativa. Potrà sembrare strano, ma l’allenamento alla correzione degli elaborati dei miei allievi, che ho effettuato sempre con l’unico obiettivo di valorizzare le loro capacità espressive, si è rivelato un indubitabile fattore di competenza nell’attività di editor. In sintesi, il mio non è stato un percorso canonico, parlerei piuttosto dello spontaneo evolversi di una vocazione alla lettura e alla scrittura.

Quali competenze deve avere un editor?
Il discorso rischia di essere lungo, a voler essere esaurienti… dirò solo che, oltre ad essere un buon lettore, un editor deve essere un ottimo ascoltatore. Calvino, che fece l’editor a lungo, sottolineava l’importanza di questo aspetto professionale ricordando che l’affabulazione è la base del “raccontare storie”. Quando si lavora su un romanzo è quindi buona cosa leggere e rileggere a voce alta, o almeno far risuonare mentalmente quanto si legge, per verificare la “tenuta” narrativa della scrittura. Poi saranno le conoscenze linguistiche (che naturalmente devono essere più che solide) a suggerire una sostituzione lessicale, un costrutto più agile, un aggettivo in più o un avverbio in meno; naturalmente sto parlando di interventi di potenziamento nel caso di un testo che sia sostenuto da un’idea valida e da una scrittura ben strutturata… quando comincia a mancare anche una sola di tali caratteristiche, il lavoro che si prospetta è molto più impegnativo. È bene precisare che l’editor rappresenta il lettore ideale di quella narrazione e come tale individua i punti forti e i punti deboli del testo per permettergli di trasmettere il suo messaggio nel modo migliore; si tratta quasi di un’operazione maieutica, ed è l’aspetto di competenza più affascinante di questo mestiere. Nonostante i numerosi pregiudizi in merito, quello dell’editor è un lavoro estremamente creativo.

Quali sono i diversi passaggi di un editing?
Credo di aver in parte già indicato una buona fetta del lavoro di editing parlando delle competenze, che tuttavia ovviamente non sono limitate al campo linguistico. Dopo un primo aggiustamento della forma, l’editor deve occuparsi della coerenza della storia, dei profili dei personaggi, dell’ambientazione… deve eventualmente segnalare all’autore le possibili incongruenze (ad esempio riguardo ai luoghi o ai tempi in cui è collocata la vicenda) e verificare che in nessun punto del racconto sia stata tradita la cosiddetta legge di Coleridge, quel patto di sospensione dell’incredulità che si crea tra autore e lettore, in nome del quale la fruizione di un’opera diventa un’esperienza godibile. Se questa legge viene elusa, il rapporto tra autore e lettore viene irreversibilmente compromesso; per fare un esempio di basso profilo ma efficace, accade come quando in un film storico si scopre che il legionario porta al polso un Rolex: la caduta nel ridicolo manda a catafascio tutto! Dunque, una volta controllati ed eventualmente corretti tutti questi aspetti (comprese le date e/o i riferimenti a precisi eventi reali che possono essere citati nella narrazione), si conclude con l’ultima revisione formale per procedere alle rifiniture. Non è difficile comprendere che si tratta di un lavoro lungo e paziente, ma l’editor è al servizio del libro e lo deve curare al meglio…

A volte l'editor rischia di intaccare lo stile di un autore. Come si può riconoscere uno stile e non influenzarlo con il proprio?
Un grande lettore riconosce subito uno stile, o gli echi di un modello letterario, poiché può attingere all’immenso bagaglio di scritture incontrate e analizzate; quando parlo di “grande” lettore non mi riferisco infatti solo al considerevole numero e alla varietà di opere lette, ma anche al fatto che ogni libro può essere letto e riletto, proprio come si ascolta più volte un brano musicale, rivelando a distanza di tempo spessori di contenuto o di stile che in un primo momento erano stati forse oscurati da una storia appassionante. Queste conoscenze fanno sì che un editor sia abituato ad apprezzare stili diversi senza “sposarne” nessuno, pur esprimendosi in un suo modo quando scrive. Ma, appunto, il fatto di essere autori va del tutto messo da parte quando si svolge il ruolo di occhio esterno sull’opera altrui, in quel momento bisogna attivare la capacità di adeguamento alla scrittura sulla quale si sta lavorando; un bravo editor è un camaleonte, se non fosse tale non riuscirebbe a ottenere l’effetto di armonia e coerenza espressiva che può fare il successo di un libro, si noterebbero subito le dissonanze tra lo stile dell’autore e il suo.

C'è chi dice che un editor debba essere un bravo psicologo e chi pensa che debba averne uno buono, che cosa ne pensi? Qual è il tuo rapporto con gli autori?
Essere bravi psicologi è necessario soprattutto quando il rapporto con l’autore prevede di seguirlo step by step, ovvero quando l’autore sente il bisogno di confrontarsi periodicamente con l’editor durante la composizione di un romanzo per ricevere conferme o chiedere input stimolanti, come per superare gli inevitabili momenti di crisi che possono rallentare o intralciare il suo lavoro creativo. L’incoraggiamento esterno è importante, perché il parere di amici e parenti (pure cercato) non appare affidabile. Devo dire che gli autori Lupo con i quali si è creato questo contatto privilegiato non sono molti, ma il rapporto con loro è di vera e propria amicizia: si tratta di persone che hanno colto perfettamente il mio atteggiamento di onestà intellettuale. Nella maggioranza dei casi, però, non ho un reale contatto con gli autori se non attraverso la lettura del loro lavoro… anche se è accaduto recentemente che alcuni mi abbiano scritto dopo aver letto la scheda di valutazione che avevo stilato per loro. Bisogno di uno psicologo? Forse… ma solo quando si ha a che fare con principianti che si credono geni della penna o quando ogni proposta di correzione viene respinta puntualmente con spirito polemico: entrare in dialogo con atteggiamenti autoreferenziali, con l’incapacità di capire che si sta operando a vantaggio del “tuo” libro, a volte richiederebbe qualche suggerimento specialistico…

Raccontaci la tua più bella esperienza di editing.
Mi risulta difficile scegliere una esperienza di editing come la più bella, sia perché non vorrei far torto a nessuno sia perché ogni esperienza presenta delle peculiarità che la rendono unica e “bella” a modo suo. Mi piace però parlare, senza fare nomi, dello stupendo rapporto che da più di un anno mi permette di seguire passo passo il lavoro di una giovanissima promettente scrittrice: di fatto la sto vedendo crescere, e constatare i progressi della sua scrittura nell’evolversi della personalità e nell’intelligenza con la quale accoglie i suggerimenti mi soddisfa molto. Una gratificazione particolare, poi, mi è giunta da una nota autrice Lupo che scrive per l’infanzia, settore con esigenze tutte sue al quale sono particolarmente legata: sentirmi dire che i miei interventi (peraltro “sottili” e mirati alla fascia d’età degli utenti) avevano trasformato un prêt-à-porter in un capo d’alta moda mi ha davvero fatto piacere!


(L'intervista è a cura di Enza Melileo)



* Donatella NERI

Nata a Firenze nel 1947, è cresciuta in Friuli e si è laureata in Filosofia a Padova per poi dedicarsi all’insegnamento nelle scuole superiori, alla ricerca e alla scrittura.
Nel corso della sua lunga permanenza in Salento ha tenuto laboratori di scrittura creativa per studenti, ha collaborato alla stesura di copioni teatrali e affinato l’esplorazione dei linguaggi, per approdare infine alla Editrice Lupo in qualità di autore, editor e consulente.
Da sempre vicina al mondo degli illustratori, ha curato in particolare l’introduzione di Compare gallo e la sua storia (Ivan Trinko – Alessandra D’Este, 2006) e la presentazione dell’opera di Luisa Tomasetig per la mostra “Viaggio fantastico nel mondo dei bambini” (Portogruaro, apr. 2010).
Il gusto della sperimentazione l’ha guidata verso diverse forme espressive, prediligendo la scrittura per ragazzi ma guardando sempre al bambino che si nasconde nell’adulto. Sue sono le filastrocche Amori lupeschi e Le babbucce dell’Uomo Nero, apparse nei numeri sperimentali della rivista UnDueTreStella (Lupo Editore). Ha pubblicato: La casa antica, Ribis Editore, 1995; Una riflessione al giorno, per l’Avvento e per tutti i giorni dell’anno (ill. Alessandra D’Este), A.G.F., 1999; Gigi e le stagioni (ill. Katiuscja Dimartino), Lupo Editore, 2006; Abecederbario, storie e leggende dal bosco e dal prato (ill. Marisa Moretti), Lupo Editore, 2007.

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