venerdì 9 maggio 2014

Dal diario di Frank Iodice: 7 maggio 2014

7 maggio – Pinguini in Uruguay

Ieri sera a quest'ora ero nel Tasende, un locale storico di Montevideo, dove c'è la famosa statua di ferro del Quijote, e mangiavo muzzarela, figazza e tachos, un grosso pezzo di formaggio fuso con uno strato di roquefort – specialità della casa – insieme a Henry, l'unica persona seria in quella città di pazzi, un fisico, potevi chiedergli quello che volevi, perché la luna è rossa, o come sono fatti gli occhi; e adesso sto mangiando uno schifoso chivito senza maionese in una rosticceria di Colonia, che puzza di frittura e marijuana. In un televisore piatto, appeso alla parete come un quadro, vale a dire, con corda e chiodi, c'è un documentario sui pinguini: a me i pinguini fanno paura perché hanno gli occhi piccolissimi e incolore, e non si capisce che cosa hanno in mente.

Domani vorrei prendere qualche foto del barrio vecchio, dicono che è la parte più antica dell'Uruguay; c'è anche la chiesa più antica dell'Uruguay, ma lì non ci posso andare perché la vista di tutto quell'oro sprecato e di quei marmi preziosi - soprattutto se ripenso ai mattoni e alle lamiere con cui erano costruite le baracche nei cantegriles di General Flores e Casavalle - mi fa più paura dei pinguini.

In questo paesino tutto è pulito, non assomiglia per niente a Montevideo, sembra di essere in un altro continente, dall'altro lato del pianeta, e ci sono pochi cani randagi: qualcuno deve averli cacciati perché qui è pieno di turisti e, ai turisti, i cani randagi forse fanno paura come a me i pinguini. A ognuno, in fondo, fa paura quello che gli pare.

Oggi, comunque, quando ho lasciato la casa di calle Canelones, il mio amico Henry mi ha salutato senza guardarmi, ha sollevato una mano a un certo punto e gli si sono spostati gli occhiali, non gli era mai successo, poi ci siamo abbracciati, gli addii sono così, ci si abbraccia e ci si aggiustano gli occhiali senza mostrare quel rossore che, dopotutto, è naturale quando saluti qualcuno con cui hai condiviso due mesi intensi di parrillas e risate. Alla fine, sono fortunato perché in Uruguay ho incontrato persone interessanti e stretto legami solidi, come quelli che stringi in nave con i compagni di cabina.

Mi vedo costretto ad aggiungere un ultimo paragrafo per dare un senso a questa pagina e dire qualcosa di utile, e parlarvi di un'altra legge pittoresca di questo paese. Oggi mi domandavo come facessero i disabili a muoversi lungo i marciapiedi, giacché per la maggior parte sono distrutti e si adattano alla forma irregolare delle grosse radici dei platani. Il cameriere mi ha spiegato: la responsabilità è dei cittadini, ognuno deve riparare e tenere pulita la parte di marciapiede davanti alla propria casa! Ma poi ha aggiunto: quando l'Intendencia ti scrive una lettera d'amore in cui ti invita a effettuare i lavori di manutenzione, tu devi strapparla e sputarci sopra...

Sul muro della rosticceria ci sono le targhe di tutto il mondo; se le guardo per un po', sarà come fare un viaggio gratis...



Cari lettori,
ecco le foto che Frank ci invia da Colonia:





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